sabato 5 dicembre 2015

LA LEGGENDA DI FRA' DIAVOLO

Mi trovo in difficoltà ogni qual volta sia necessario rimettere mano alla memoria storica condivisa, in special mondo della del periodo risorgimentale dell' Italia dell' 800, ma pur tuttavia non posso sottrarmi dal mio gravoso compito , che mi impone di svelare alcuni segreti ancora sepolti dal tempo e dalla storia.
La controversa figura di "Fra' Diavolo", capo dei briganti del Sud Italia ai tempi del Regno delle Due Sicilie, era il terrore delle campagne e dei boschi che si distendevano tra il confine meridionale dello stato pontificio e la zona centrale pre-appeninica della Calabria.
Conosciuto e temuto per la sua crudeltà nei confronti dei poveri malcapitati, ai quali riservava terribili torture prima di essere giustiziati.
In realtà, si narra che Fra' Diavolo fosse stato in realtà un idolo indiscusso delle masse contadine e popolane - non tanto per il fatto che distribuisse ai poveri i proventi delle proprie ruberie (manco per il cazzo, non ci pensava proprio) - ma piuttosto per il fatto che era riuscito a trombarsi più volte la moglie del re borbonico dell' epoca,  Fessacchiotto IV di Borbone, senza farsi mai catturare dalle guardie reali.
In tal senso bisogna intendere la curiosa canzoncina popolare che ne celebrava le gesta:

Quell' uom dal fiero aspetto, guardate il suo cammino
lo stocco ed il moschetto tien sempre a sè vicino!
Guardate un fiocco rosso ei porta sull' uccello
ed una nerchia che pare un pipistrello....!
Tremate....!

Ovviamente, per motivi facilmente intuibili, il brigante divenne il nemico pubblico numero uno, ed il sovrano pose una taglia di svariate migliaia di monete d' oro, al fine di giungere alla sua cattura.
Infine, proprio grazie al tradimento di alcuni briganti che volevano arricchirsi coi soldi che avrebbero guadagnato in cambio della consegna del loro capo, Fra' Diavolo venne sorpreso nel sonno e legato come un salame, per poi finire nelle celle più buie del carcere di Napoli.
Nonostante i tumulti popolari della gente che chiedeva la grazia per il celebre bandito, il processo venne celebrato rapidamente nel giro di pochissimi giorni, a porte chiuse.
Condannato a morte per impiccagione, considerando la sproporzionata lunghezza della propria fava, i giudici decisero che venisse utilizzata proprio quest' ultima invece che una normale corda, per motivi di praticità ed opportunità.
Le ultime parole sprezzanti del leggendario brigante furono le seguenti: "Non c' è cosa più divina che trombarsi la regina! Andate tutti affanculo !"
E ancora oggi, a distanza di circa due secoli dalla sua morte, nel giorno dell' anniversario della sua esecuzione, gli uomini del Sud Italia sono soliti indossare un nastro rosso intorno alla propria minchia in segno di stima ed affetto nei confronti di questa figura leggendaria...


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