mercoledì 2 dicembre 2015

CHIAVI? MAGARI....


Sono un imbecille. Partendo da questa inevitabile e triste considerazione autocritica, si può arrivare a capire come sia avvenuto lo spiacevole episodio di stamattina, ovvero il fatto che mi sia dimenticato le chiavi di casa e me sia accorto solo al ritorno.
Poco importa che al momento di uscire il sottoscritto abbia a che fare con mille ed altre cose da verificare, tipo controllare che tua figlia più piccola abbia preso con sé lo zaino della scuola e non lo abbia lasciato in casa mentre tu preparavi il cane  per uscire imbracandolo con la sua pettorina antiproiettile ed il guinzaglio in titanio; oppure che la medesima creatura non si sia dimenticata un quaderno, o la merenda o qualsiasi altra cosa che ti costringa a tornare verso casa e sprecare inutilmente tempo prezioso che viene sottratto nella maniera più stupida possibile al resto della giornata, appena all' inizio.
Insomma, tra il dire ed il fare, oggi mi è capitato - per la seconda volta in più di tredici anni che vivo da queste parti – di uscire dal portone senza portarmi appresso le chiavi dell' appartamento.
Tornando dal solito giro di routine (accompagnare la bimba a scuola e portare il cane a fare i propri bisogni o viceversa), stavolta mi sono accorto con orrore che mi trovavo nella situazione incresciosa dell' imbecille che è rimasto senza le chiavi. Niente da fare, puoi frugarti le tasche quanto vuoi, ma non le troverai mai, dannazione. E continui ad auto-perquisirti in attesa di un miracolo che non ti verràmai concesso, sperando che quelle maledettissime chiavi saltino fuori come per magia.
Macchè. Nulla da fare. L' unica concreta speranza è quella di provare a vedere se la figlia più grande si è portata dietro (come le raccomando sempre di fare, ogni santo giorno, per fare fronte a qualsiasi eventuale emergenza) il suo mazzo di chiavi personale: in questa maniera, facendomele consegnare per l' occasione – e considerando che la sua scuola è letteralmente sotto casa, confinante con questo condominio – sarebbe una specie di fortuna mica male.
Cercando di mettere in pratica queste buone intenzioni appena teorizzate, mi reco subito presso l' ingresso della scuola e, dopo aver spiegato alla bidella la situazione, quest' ultima va cortesemente in classe per contattare mia figlia, così come da accordi.
Peccato che quell' incorreggibile testona della mia primogenita abbia dimenticato a sua volta le sue chiavi sul tavolo del soggiorno.
No, cazzo. Non ci credo. Proprio oggi? Ma è possibile, figliola mia, che sei meno affidabile di un medico ubriaco? Bah... Conoscendo il soggetto, avrei dovuto aspettarmelo.
Ad ogni modo, comunque, la situazione è pessima. Ora come cazzo faccio?
Meno male che oggi la mia ex moglie esce un po' prima dal lavoro e dovrebbe essere qua in zona entro un paio d' ore. Un intervallo di tempo relativamente breve, accettabile, sebbene il freddo qua fuori faccia battere i denti al ritmo di una mitragliatrice e la gente indossa giubbotti ed attrezzature da fare invidia alle spedizioni scientifiche antartiche.
Boh, intanto prendo il cane (che mi guarda in maniera perplessa, interrogandosi sulla ragione per cui non siamo ancora entrati in casa) e ce ne andiamo entrambi nel piccolo parco alla fine della strada, a poche centinaia di metri da lì.
E, tra il dire ed il fare, per combattere la noia - inevitabile ed odiosissima, mia mortale nemica da sempre – decido di fare violenza a me stesso, forse anche per espiare le colpe di quella fastidiosa dimenticanza del mazzo di chiavi che aveva determinato qull' imprevisto disagio, e comincio a cazzeggiare con la fotocamera dello smartphone. Inizio a scattarmi qualche stupido selfie, sperando che venga qualche foto vagamente accettabile per il futuro...  Ed intanto il cane comincia ad abbaiare perchè ha visto passare nei paraggi qualche pescatore che, attrezzato di tutto punto con le sue canne da pesca, retino, borse etc, aveva sicuramente messo in allarme Scarlet per via di quella stranissima, inconsueta, mostruosa sagoma che si era venuta a creare vicino a noi.
Una volta calmata la cagnolona, continuo a fare qualche stupido scatto da babbominkia proprio per auto-ridicolizzarmi e sperando che nel frattempo le lancette dell' orologio comincino a ruotare più velocemente, magari in un impeto di misericordia nei miei confronti. Macchè, qua il tempo non passa mai.
E allora, considerando che il freddo comincia a farsi sentire sempre di più – ed una buona metà del corpo ha già perso la propria sensibilità nonché le più fisiologiche funzioni vitali – sarà meglio sfruttare quell' unica moneta da un euro che mi è rimasta in tasca (la madre delle mie figlie mi aveva lasciato del denaro per comprare loro la merenda da portarsi a scuola per la ricreazione) ed usarla per ordinare qualcosa al bar e trascorrere il resto del tempo necessario lì dentro.
Detto fatto. Tra un morso ad un goloso cornetto alla nutella ed un' occhiata al quotidiano locale leggendo affannosamente e con viva speranza la sezione dedicata agli annunci di lavoro, il cane che annusa tenacemente il pavimento (dopo aver divorato un' abbondante metà del cornetto) alla ricerca di briciole da divorare, e piccole riflessioni di varia natura, alla fine siamo riusciti ad arrivare alle 11 del mattino, riuscendo a tornare finalmente di nuovo a casa. Ma è stata dura, credetemi.






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