sabato 7 novembre 2015

ASTUCCIO DE' MEDICI, IL PIU' GRANDE CONDOTTIERODEL RINASCIMENTO ITALIANO

E' giunto il tempo di ricordare la figura eroica del condottiero fiorentino Astuccio De' Medici, che si ritagliò un posto nella storia del Rinascimento italiano combattendo le milizie mercenarie dei Lanzichenecchi per proteggere il culo del papa e le sue ricchezze difendendo eroicamente i confini dello Stato Pontificio.
Una figura epica, carismatica e valorosa, che guidava con sagagia e sapiente senso della strategia i propri cavalieri in battaglia. Celebri le sue tattiche militari, una delle quali basati sulla pernacchia all' indirizzo del nemico, che - una volta distratto dall' irriverente diversivo - veniva attaccato ai fianchi del proprio schieramento, venendo sommerso da secchiate di piscio ed escrementi provenienti dalle vicine abbazie e conventi di clausura. Una sorta di guerra batteriologica ante-litteram, un conflitto basato sul logoramento psicologico (il nemico umiliato e puzzolente non la prendeva proprio benissimo) che vide nascere le basi della battaglia moderna, il cui perno è la mobilità sul terreno in cui si svolge lo scontro.
Il giovane Astuccio (la sua carriera militare cominciò alla verde età di tre anni) infilò una serie impressionante di vittorie sul nemico, diventando il terrore autentico dei battaglioni di milizie mercenarie provenienti dal Nord Europa: il campione indiscusso del Papato (all' epoca il soglio pontificio era guidato da papa Pulmino IV) si elevava a figura mitologica.
Peccato che nel frattempo anche il nemico aveva realizzato di averne le palle piene di lui che la misura fosse colma e pertanto il comandante dei Lanzichenecchi Otto Von Klein Bier ordinò l' eliminazione del nobile De' Medici, in maniera da lasciare privi di ogni riferimento di comando le truppe pontifìce.
Per questo motivo venne preparato nei minimi dettagli un agguato lungo le rive del fiume Merdo, al confine tra Toscana e Calabria. La sera del 31 febbraio 1532, non appena Astuccio De' Medici ed i suoi fidati cavalieri stavano svuotando la vescica - dopo aver galoppato interrottamente per tutto il giorno presidiando il territorio e predisponendo nuove fortificazioni difensive - vennero fulmineamente attaccati dai Lanzichenecchi appostati sull' altopiano appenninico.
Tra bordate di cannone, fuoco di artiglieria ed irriguardosi sputi a raffica, le truppe papali vennero travolte e sbaragliate, con il povero De' Medici che venne colpito a tradimento da una caccola lanciata da un fante tedesco. Caduto rovinosamente da cavallo, si schiacciò maldestramente un testicolo e - in ragione dell' immane dolore conseguente - lanciò quello che i secoli e le cronache dei tempi successivi chiameranno "l' urlo di battaglia di Astuccio".
Tempestivamente soccorso dai propri luogotenenti che riuscirono a portarlo nelle retrovie, da lì venne trasportato  in condizioni disperate presso gli ambulatori dei più sapienti dottori vaticani: bisognava tentare a tutti i costi di evitare la perdita del più celebre condottiero al servizio del papa.
Dopo alcuni giorni di straziante agonia - inframezzate da imprecazioni ed insulti all' indirizzo della suora infermiera che maldestramente appoggiava la scopa sul letto dell' infermo - la giovane vita di Astuccio De' Medici si spense, tra le lacrime di commozione del papa e dei cardinali.
Ovviamente, nelle settimane successive le truppe mercenarie dei Lanzichenecchi non incontrarono resistenza alcuna durante il successivo assedio e conseguente saccheggio della città di Roma, con razzie, incendi, stupri, omicidi ed altri simpatici passatempi con i quali si presentarono nella capitale. Ma questo rimane comunque un dettaglio decisamente trascurabile e di scarsissima importanza. Per lo meno dinanzi alla eroica, immortale figura del condottiero Astuccio De' Medici.

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