venerdì 25 settembre 2015

IL PRIMO AMORE NON SI SCORDA MAI

Il primo amore non si scorda mai. Soprattutto se si tratta di qualcosa che risale a circa 20 anni fa (mese più, mese meno) e questo ricordo assume le forme della tua prima automobile. E poco importa se tale catorcio fosse un assemblato miracoloso di pezzi meccanici tenuti insieme col fil di ferro e nessun meccanico o ingegnere fosse in grado di spiegarsi come mai quel residuato industriale da museo ancora funzionasse (seppure a singhiozzo, in base ai suoi capricci).
Quello che in realtà contava per me era il fatto che quel macinino lo avevo acquistato totalmente coi miei soldi, pochi e sudatissimi, guadagnati lavorando durante la stagione estiva come apprendista cameriere (approfittando della pausa estiva, dovevo ancora concludere i miei studi alle superiori).
Già, piatto dopo piatto, pizza dopo pizza e basandomi su ogni singolo gesto del mio lavoro, pensavo a questo come se fosse "un bullone" o un altro pezzo meccanico della macchina che virtualmente stavo creando ed assemblando con l' onesto lavoro delle mie mani.
Era un lavoro durissimo, per il quale non sarei stato portato data la mia timidezza e per l' ansia che mi teneva sempre sulle spine, ma la forza di volontà non mi ha mai fatto difetto: quando faccio le cose, le voglio fare per bene. Una questione d' onore, un impegno caratteriale con me stesso, una specie di programmazione del sistema operativo del mio cervello.
Devo tutto al titolare di quella pizzeria (che adesso non esiste più), che mi ha preso sotto la sua ala protettrice e mi ha insegnato che il lavoro è tutto, quello che ti permette di avere qualche spicciolo in tasca per invitare una ragazza e tutto quello che il resto del mondo ti offre.
Per vincere la mia timidezza mi insegnò ad unire l' utile al dilettevole: nei momenti in cui c' era meno confusione, imparai a flirtare con ragazze di tutte le età e cominciarono ad arrivare i primi appuntamenti, il primo bacio (a proposito, non avevo ancora dato il mio primo bacio, per timidezza) e molto altro ancora.
Ma tornando alla macchina, era fuori discussione che si trattasse del mio obiettivo primario, la mia assoluta priorità. Per me rappresentava libertà, emancipazione, un ponte concreto verso il futuro che avrebbe abbattuto le distanze attorno a me, che fino a quel momento ero costretto a muovermi solo con i mezzi pubblici. Mia madre non ci pensava proprio a prestarmi la sua macchina, appena uscita dal concessionario (una Fiat Punto prima serie).
E infine, in fondo alla stagione estiva (quell' anno era il 1996), venne finalmente il momento di andare dal concessionario ed acquistare il mio personalissimo macinino. Tutto mio.
E poco importa che la sua vita operativa sarebbe stata abbastanza breve (meno di tre anni, se non ricordo male), ma il nostro rapporto uomo/macchina era quello che potrebbe sembrare illogico ad una qualsiasi mente razionale. 
L' amore che provavo per quel logoro ammasso di bulloni era infinito, ogni volta che giravo la chiave d' avviamento e si accendeva il motore, la gioia che pervadeva il mio corpo rasentava il piacere dell' orgasmo puro. Non importava quale fosse il tragitto, con lo stereo acceso che trasmetteva un compilation in musicassetta con le mie canzoni preferite, mi sentivo una specie di cavaliere medievale errante come quelli delle favole per bambini.
Non ero mai solo, con lei. Nemmeno quando, alla fine di qualche breve storia come poteva succedere a quei tempi, mi capitava di decidere di comprarmi una pizza da asporto in qualche pizzeria di Viareggio ed andarmela a mangiare in solitaria sugli scogli, accompagnandomi col sapore di una birra (l' immancabile "Corona" con lo spicchio di limone). Sempre con me. Ogni viaggio insieme era un po' come fare l' amore con lei, con un' anima virtuale che ricambia il tuo amore.
E quante volte, ascoltando all' autoradio la canzone degli 883 "basta un giorno così" (magari marinando la scuola in occasione dell' interrogazione di Topografia) sfrecciavo verso il lungomare di Marina di Pietrasanta o in direzione del pontile di Forte dei Marmi....!
Anche quando mi ha fatto ammattire per riavviare quel motore capriccioso ed ormai vicino alla fine della propria carriera... era pur sempre il mio affetto più caro. Un rapporto speciale.
Come dice Venditti, "... certi amori non finiscono". Io la amo ancora adesso.


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