mercoledì 7 febbraio 2018

IRA? SI' MA NON TROPPO

Esiste uno stato d' animo che viene comunemente chiamato "ira" e con la quale tutti quanti, prima o poi, dobbiamo fare i conti nel corso dell' esistenze. Un' emozione intensa, viva, feroce e sanguigna. Molto di più della semplice e fisiologica arrabbiatura per le situazioni avverse di minore importanza.
Non è facile nè bello vivere questo furore, perchè si tratta di un fuoco che consuma principalmente chi lo sta vivendo, ogni particella elementare del proprio corpo è pervaso da questa fiamma intensa e fortissima.
Una perdita - almeno parziale di lucidità - che va a braccetto con afflusso alluvionale di sangue al cervello e che fa spuntare le zanne da lupo mannaro anche all' essere più buono di questo mondo, qualora si trovi a vivere questa emozione così forte.
I precetti della religione cattolica descrivono l' ira come uno dei sette vizi capitali, mentre Dante colloca i dannati specializzati in questo tipo di specialità del peccato nel Quinto Cerchio dell' Inferno della sua Divina Commedia.
Insomma, non proprio un esempio da seguire: in fine dei conti nessuno si trova a proprio agio accanto a qualcuno che, in quel momento, è furibondo. Di solito non ne esce niente di buono, si fa fatica anche a calmare le persone fortemente in collera con terzi o con il resto del mondo.
Ma di grandi incazzature sono stati capaci personaggi storici insospettabili come lo stesso Gesù Cristo (celebre l' episodio in cui Egli, indispettito dalla presenza dei mercanti nel tempio, lì cacciò via a pedate nel culo); potremmo pure citare il pacifico per definizione "Gandhi" o fare esempi di letteratura antica in cui la rabbia è stata oggetto di poemi legati ad eroi come nel caso dell' Iliade ("Narrami, o Diva, del Pelìde Achille l' ira funesta..." cit. Omero).
Personalmente ritengo che il vero aspetto cruciale dell' ira non sia tanto prendere atto che essa esista così come in natura esistono i fenomeni atmosferici, le reazioni chimiche o altro.
Il vero punto sta nel fatto che nessuno, e sottolineo nessuno, si deve sentire in diritto di sfogare il proprio malumore nei confronti di altre persone. Se sto vivendo uno stato d' ira intenso, non posso certo prendermela con nessuno: posso solamente cercare di ritrovare lucidità - non appena possibile - e risolvere il problema alla fonte di questa arrabbiatura. Rimosso l' ostacolo, tutto il resto va da sè.
Non ci dimentichiamo mai che la libertà di un essere umano finisce esattamente dove comincia la libertà di un altro individuo. Mai varcare questo confine. Niente e nessuno possono legittimare tutto ciò.
Buongiorno a voi.

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