giovedì 5 febbraio 2015

L' IMPORTANZA FONDAMENTALE DELL'USARE IL CERVELLO.

GIUDIZI, INCOMPETENZA, AUTOSTIMA E L' IMPORTANZA FONDAMENTALE DELL'USARE IL CERVELLO.

(ODE AL MAESTRO VITTORIANO ORLANDI)

A volte bisognerebbe collegare il cervello, prima di parlare. Prima di giudicare qualcuno - o, peggio ancora, pronunciare solenni cazzate senza senso - sarebbe opportuno riflettere a fondo e con saggezza. In caso contrario, meglio cucirsi le labbra a doppio filo, un po' come facciamo per sistemare l' orlo dei pantaloni troppo lunghi.
Ricordo che da bambino, ai tempi dei primi anni delle scuole elementari, al momento della ricreazione preferivo starmene per gli affari miei, evitando di andarmi ad arruolare nei vari gruppetti e sottogruppi interni (simili a clan della camorra) proprio perchè non mi riconoscevo in nessuno dei piccoli club di mocciosi. "Se sei amico di Andrea, allora io non ti parlo più e non puoi far parte del mio gruppo" e la musica era la stessa un po' dappertutto. Questa era l' idea del "socializzare" per i bambini di quei tempi, e devo confessare che non mi piaceva nemmeno un po' questo modo brutale e scarno di pensare, questa filosofia opportunistica e basata sui capricci e gli umori dei vari piccoli leader (i bulletti/ primedonne dei vari gruppetti). Ergo, usando una metafora dai toni aulici, preferivo starmene per i cazzi miei: in fin dei conti "meglio solo che male accompagnato" mi sembrava un ottimo insegnamento, e ne condividevo ampiamente il senso.
Tutto bene finchè, al momento dei colloqui tra le maestre e la mamma (la buonanima di mio padre stava fuori tutto il giorno a lavorare come un mulo e non lo vedevo nemmeno all' ora di pranzo), quest' ultima si sentiva sempre dire: "Il bimbo è bravo in tutte le varie materie, ma preferisce starsene da solo, invece che giocare con i compagni. Forse è un po' troppo timido, chissà..."
Ecco, a pensarci adesso, mi sale un' incazzatura tremenda: ma a quelle fenomene delle maestre - che a parer mio avevano sbagliato mestiere, essendo oggettivamente assai poco portate all' insegnamento ed alla pedagogia - non sfiorava nemmeno lontanamente il dubbio che ero solamente un bimbo schivo e riservato, riflessivo e sensibile, che amava osservare la natura in tutte le sue forme e nei suoi colori...?
Evidentemente no, come detto in precedenza, a parer mio loro non erano affatto adatte al mestiere di "maestra", e già da piccolo ero convinto che fossero in quel posto solo perchè "raccomandate" (avevo capito fin da piccolo come funzionava questo dannato paese). Un modo come un altro per avere uno stipendio alla fine del mese, senza fare fatica e senza dannarsi troppo l' anima.
E chi se ne frega se poi si tratta di un ruolo chiave, un mestiere fondamentale in cui gestisci "piccoli adulti" prima ancora che bambini. Magari, paradossalmente, nemmeno loro erano al corrente del fatto che esiste una bella differenza, e non si tratta di semplici e sottili sfumature.
Un altro indizio di questa loro scarsa propensione all' insegnamento scolastico (e mi riferisco soprattutto alla maestra bionda, di cui non riporterò nemmeno l' iniziale del nome, in quanto indegna) era sicuramente la maniera vergognosa in cui venivano derisi e letteralmente scimmiottati quei bambini che, chiamati alla lavagna, si trovavano in fisiologica difficoltà davanti a determinate operazioni matematiche ((si trattava di calcoli non sempre semplici) oppure nella lettura di parole particolarmente lunghe ed impegnative.
Ecco, pur non essendo io un esperto nel settore della pedagogia - avendo studiato da geometra - ebbene riesco ad intuire senza difficoltà che qualsiasi bambino, dal più bravo al più discolo, si sarebbe sentito in uno stato di soggezione permanente che andava facilmente a sconfinare in una sensazione terribile di ansia. Io stesso, ogni mattina che salivo sul pulmino per andare a scuola, mi sentivo un detenuto che veniva trasportato al penitenziario più che un bambino in procinto di affrontare la propria giornata scolastica. Sì, avrei preferito camminare sui carboni ardenti, piuttosto che entrare in quella classe. Guardando malinconicamente oltre i finestrini del pulmino, pensavo con triste rassegnazione a quella quotidiana rassegna di possibili umiliazioni, cercando di evitare la gogna della derisione (ma era legale un comportamento del genere da parte di quella maestra?) e cercando di dare la risposta giusta, scrivendo il dettato senza sbagliare una virgola, completando la scheda di matematica senza finire per essere miseramente preso per il culo. Questo era il sentimento condiviso da tutti noi, bambini di campagna dei primi anni '80.
Come detto, nemmeno il buon rendimento sia a italiano che in matematica mi avrebbe completamente assicurato l' immunità dalla gogna, in quanto quel bambino così "strano", che preferiva starsene in disparte a disegnare Mazinga e gli altri eroi dei cartoni animati piuttosto che fare le capriole sul prato o smerdarsi nel fango come facevano altri bambini un po' più vivaci ed assai meno contemplativi.
Insomma, aggiungiamo il fatto che si trattava di "tempo pieno" e che la fine delle lezioni era fissata per le 16:30 - ma che momento fantastico era quello in cui si sentiva il clacson del pulmino, guidato dal mitico Sergione, arrivare nella piazzetta antistante l' edificio scolastico per riportarci a scuola - si capisce bene che razza di lager fosse quella scuola. La sensazione più diffusa era quella di sentirsi in apnea per tutta la giornata, e di potere tornare a respirare solamente.... appena usciti da scuola.
Fortunatamente, nel mio destino era scritto che, poco prima dell' età di otto anni, la mia famiglia si trasferisse in un' altra città per motivi di lavoro di mio padre e questo comportava anche il fatto che il sottoscritto avrebbe frequentato un' altra scuola.
Ovviamente, all' inizio ero un po' perplesso, un po' come un animaletto vissuto sempre in gabbia che nutre il sano timore di ciò che lo aspetta al di fuori di quella prigione metallica: una sorta di "sindrome di Stoccolma" vissuta in maniera precoce.
Ma questo fu il vero, fortunatissimo e determinante evento che segnò in maniera fondamentale la mia esistenza: cambiare scuola, in una nuova città, assegnato ad una classe decisamente più numerosa di quella di mia provenienza e soprattutto essere affidato alle cure di un maestro anziano ed amante del proprio lavoro, ebbene... fu come vincere alla lotteria.
Quel senso opprimente di ansia era finalmente sparito, ogni bambino veniva messo nelle migliori condizioni di potersi esprimere senza essere messo alla berlina nel caso malaugurato di errori. Un maestro severo ed esigente, ma giusto e leale, competente e con il gusto pieno dell' insegnamento. Una vera e propria rivoluzione culturale che mi aiutò a incrementare ulteriormente i già buoni risultati scolastici, grazie a quell' atmosfera ideale che il saggio ed anziano maestro sapeva ricreare all' interno della sua classe. Rispetto, educazione ma anche tantissimi contenuti e nozioni, spiegazioni continue riguardo alle regole basilari della grammatica e dell' ortografia, insistendo con tenacia sulle coniugazioni dei verbi della lingua italiana e con approfondimenti fondamentali nelle altre materie, dallo studio approfondito delle unità di misura (quanti esercizi sulle equivalenze...!)
Ma il vero gioiello del maestro Orlandi era quel lavoro artigianale -  da autentico artista che profonde tutto il proprio amore nell' esercizio del proprio lavoro - con il quale gettava le basi per creare l' autostima e la convinzione nei propri mezzi in tutti i suoi giovanissimi alunni. Ed in questo era il più bravo di tutti, veramente il migliore insegnante mai esistito. Io ho avuto la fortuna di essere stato suo allievo ed ancora adesso, che vedo con orrore come sia cambiata - naturalmente in peggio la scuola italiana - rifletto con amara malinconia pensando a quanto sarebbe amareggiato il mio caro e compianto maestro a constatare questo stato di degrado, non solo in ambito scolastico.
Al giorno d' oggi, vedo maestre elementari che non sarebbero nemmeno degne di allacciare le stringhe al mio vecchio mentore: gente che classifica bambini - fisiologicamente immaturi proprio perchè bambini, altrimenti che cazzo di bambini sarebbero - come soggetti con disturbi dell' apprendimento o altre cazzate del genere.
Mancando quella solida esperienza che avevano gli insegnanti di altri tempi ed altre generazioni, da qualche anno è cominciata una sorta di caccia alle streghe in cui le maestre, invece che prendersi in carico delle situazioni in cui i bambini necessitano di maturare - ognuno con i propri tempi ed in base alle proprie caratteristiche - preferiscono delegare ed affidare i piccoli alle cure di logopedisti, neuropsichiatri infantili, etc. piuttosto che affrontare i problemi con un minimo di buonsenso e con quella sana determinazione e risoluzione con la quale i grandi vecchi maestri riuscivano a crescere i bambini che venivano loro affidati.
Grazie, Maestro. Non mi sono dimenticato dei tuoi insegnamenti nemmeno per un minuto della mia vita.

4 commenti:

  1. Sono rimasta sbalordita nel leggere questo tuo articolo, eh sí...cercando qua e lá notizie sul mio maestro delle elementari, mi sono imbattuta nel tuo bolg. Possibile mi chiedevo, che nn ci sia traccia della sua presenza sul web? Eppure ha dato cosí tanto a tutta Pietrasanta con i suoi scritti, le sue poesie e soprattutto a noi, che abbiamo avuto il privilegio di averlo come maestro. Ci ha formato con basi solide per diventare uomini e donne libere,dandoci le basi per uno spirito critico e un'apertura mentale e un'educazione al bello eccezionali. Grazie per averlo ricordato,mi hai emozionato... anche per me e stato un grandissimo maestro di vita e oggi in questa societá ne sentiamo ancora di piú la sua mancanza.Grazie. Laura

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    1. Ciao Laura, ti ringrazio delle tue parole - che mi hanno riempito di gioia per avere trovato un' altra persona che si ricorda con piacere dei tempi e della figura legata a quell' immensa, straordinaria persona che fu il nostro carissimo Maestro Orlandi. Un Educatore con la "E" maiuscola, carismatico e dalla personalità straripante: la sua severità procedeva in un binario parallelo alla sua altrettanto oceanica dolcezza... Ricordo il piacere con cui si godeva i disegni che gli alunni gli consegnavano dopo che lui stesso li aveva richiesti il giorno precedente come compiti a casa.
      Un altro importante flash della memoria mi riporta indietro nel tempo, vicino a lui ed alla sua cattedra, mentre correggeva il dettato e - sperando con il fiato sospeso che non ci fossero errori di ortografia - si attendeva con trepidazione il voto finale di quella verifica. Vogliamo poi parlare dei canti patriottici o delle canzoncine popolari che il caro vecchio Maestro di faceva intonare spesso e volentieri? Oppure delle marce militari che ci faceva fare nella piccola palestra delle vecchie Pascoli a Pietrasanta? Oppure delle preghierine (rigorosamente in piedi) prima di fare l' appello e cominciare a fare lezione? Ma cosa ne possono sapere le maestre e gli alunni di oggi ;)
      Ciao

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  2. Il campo dei papaveri rossi, ovvero il dettato corretto con la penna rossa che era il terrore di noi alunni...O bella ciao, tapun e altri canti di guerra, per nn parlare della lettura di Pinocchio in classe, ogni anno come unico libro di lettura! Ho visto che sei su fb ti chiedo l'amicizia, mi piacerebbe condividere altri ricordi, un saluto. Laura

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  3. Con grandissimo piacere, Laura! Grazie anche per la tua amicizia su Facebook! Lo sai che ogni volta che rivedo (grazie al cielo, esiste ancora!) il piccolo Calendario - Atlante De Agostini, mi prende una sensazione di struggente nostalgia... Idem quando mi capita di udire quelle stesse canzoni che il nostro caro Maestro ci faceva ascoltare e cantare in classe, tipo "Arrivederci Roma", "Come facette mammeta", "Il corredo del soldato" e tutte le altre. A voltei sembra di sentire riecheggia ancora l' infernale baccano della tremenda pietra di granito nero che veniva battuta rabbiosamente sulla cattedra per richiamare il silenzio nei momenti in cui gli alunni esagerano con le chiacchiere con i rispettivi compagni di banco... I tanti cartelloni didattici con le unità di misura, le carte geografiche, il grande metro da sarto che talvolta veniva minacciosamente bandito come fosse una spada medievale.... I miti greci e la lettura in classe del libro Storia delle storie del mondo"....
    Personalmente ho sempre pensato al maestro Orlandi come se fosse una sorta di personificazione in carne ed ossa del maestro Perboni del libro "Cuore" di De Amicis...
    Sicuramente non ci trattava da bambini, ma piuttosto da piccoli adulti, responsabilizzandoci a fondo fin dalla più tenera età per prepararci alle difficoltà della vita. Memorie uniche di un mondo, un'atmosfera bellissima ed ancora pulita di lealtà e rispetto, cordialità e tanti altro valori assolutamente positivi.
    Ti ricordi come odiava i Tedeschi per via dei suoi ricordi personali nel corso del periodo storico della Resistenza? Prova a immaginare i suoi commenti relativi allo strapotere economico della Germania adesso ai giorni nostri... Un salutone, Ray

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