Tempo fa parlavo delle mie vacanze in Sicilia, che erano un' abitudine fissa fino all' età di 14 anni, quando poi venne a mancare mia nonna Maria.
Ma prima di quel maledetto momento, ho ricordi infinitamente meravigliosi di quei tempi in mezzo all' amore dei nonni. Prima di tutto, al nostro arrivo a Catania scattava immediatamente l' immunità diplomatica per il sottoscritto, ovvero mia madre non poteva più sognarsi minimamente di alzare un dito nei miei confronti: la nonna vietava assolutamente ogni forma minima di violenza verso i suoi nipoti, a cominciare dal primo in ordine di nascita.
E mentre sapevo che per almeno un paio di mesi avrei potuto vivere tranquillo in cassaforte - grazie alla solida protezione della mia carissima nonna - ogni tanto le minacce velate e gli sguardi assassini di mia madre mi ricordavano che, al ritorno in Toscana, sarebbero stati cazzi amari: la mia mamma non prendeva troppo sportivamente questa perdita di potere, ma così funzionava (fortunatamente per me) a quei tempi. La casa dei nonni era un appartamento al secondo piano di una piccola palazzina nella zona nord del centro cittadino di Catania, quartiere Canalicchio, ed era sempre tenuto in un ordine perfetto, spettacolare nell' armonia dei suoi spazi.
Nel giro di poche ore mi ritrovavo in un mondo completamente opposto da quello abituale in cui vivevo tutti i giorni: dalla casa semi-fatiscente in campagna all' appartamento in mezzo alla città ed ai suoi confort sembrava quasi un viaggio dentro la macchina del tempo!
Ma le coccole dei parenti erano ovviamente l' aspetto prevalente di quel periodo meravigliosissimo da godersi istante per istante. Mia nonna Maria non perdeva occasione per abbracciarmi e baciarmi, cercando di recuperare il tempo perso nel corso dell' anno, che ci vedevano lontani per più di mille chilometri l' uno dall' altra.
Una sensazione incredibile, tremendamente difficile da spiegare per chi non vive sulla propria pelle la stessa identica difficoltà. E consideriamo pure il fatto non trascurabile che a quei tempi non esistevano nè Skype nè internet, e le telefonate interurbane costavano abbastanza care, possiamo dire che la mancanza si faceva sentire veramente in maniera intensa, anche insopportabile. Altri tempi.
Il calore affettivo era lo stesso delle calde temperature estive siciliane, che ti facevano godere ogni momento di quei tuffi e bagni nelle acque del Mar Ionio e magari qualche gustosissima granita ai gelsi (frutti di bosco) o alla mandorla, mia preferita in assoluto.
Mia nonna non aveva la patente e lasciava guidare mio nonno, ma quando decideva di andare al grande mercato catanese chiamato " 'a Fera", spesso e volentieri decideva di prendere l' autobus per recarvisi e - spesso e volentieri - mi chiedeva di andare con lei, per farle compagnia durante quel breve viaggio in centro città.
Ovviamente non me lo facevo ripetere due volte e accettavo al volo la richiesta di nonna Maria, e prendevo posto con entusiasmo vicino a lei sulla corriera che ci portava alla Fera.
Anche il mercato era così diverso da quello che ero solito vedere nella mia piccola città versiliese: a Pietrasanta era tutto molto più piccolo, e non c' erano quelle centinaia di banchetti con ambulanti pieni di voce che gridavano a squarciagola i loro inviti in dialetto siciliano...
Guardavo con occhi sgranati e pieni di curiosità tutto quel mondo così strano - per il mio metro di giudizio dell' epoca, ancora fanciullo - che mi affascinava e arricchiva la mia fantasia di nuovi spunti per il futuro. Quelle bancarelle dei pescivendoli che esponevano tranci di pesce-spada erano un vero spettacolo, così come il profumo del cibo di strada era una continua tentazione per i piaceri di gola.
L' unico punto critico di tutto quel viaggio interessante nel mercato cittadino era sicuramente l' arrivo in prossimità delle bancarelle delle olive (greche, siciliane, ascolane, ed altre) che emanavano un odore così forte ed intenso al punto tale che preferivo trattenere il respiro per lunghissimi secondi - mentre cercavo di accelerare il passo per allontanarmi il più possibile da quella fonte di disturbo così sgradevole per le mie narici - al punto di preferire di rischiare la vita con quelle lunghissime apnee, piuttosto che respirare quel fastidioso fetore.
Ma poi quel tremendo sforzo veniva sempre premiato dall' arrivo nei pressi del mio eroe preferito, ovvero l' ambulante che vendeva giocattoli: a quei tempi ero un appassionato dei personaggi dei Masters of the Universe (chi è nato tra la fine degli anni 70 e l' inizio degli anni 80 del secolo scorso sa di cosa parlo: si tratta di action figures, giocattoli alti all' incirca una quindicina di centimetri ispirati al mondo fantasy) e mia nonna me ne comprava sempre uno a mia scelta, senza battere ciglio e con il piacere di chi accontenta il proprio nipotino adorato.
Al ritorno a casa, preparando il pranzo, sapevo già che avrei mangiato meglio che nel più raffinato dei ristoranti, perchè le sue mani d' oro erano in grado di creare delle squisitezze incomparabili: dai primi piatti fino ai secondi a base di pesce o carne, passando per contorni gustosi e mai banali, la mia pancia e la mia gola trovavano sempre la più sublime soddisfazione dei propri desideri.
Ci sarebbero tante bellissime cose da raccontare, e poco per volta lo farò, ma ricordo che la maggior parte dei giorni la trascorrevamo al mare, avendo in affitto una cabina per tutta l' estate presso uno degli stabilimenti balneari della Playa, la spiaggia catanese. Ma spesso e volentieri andavamo a trovare anziani parenti, con il rispetto e la solennità che, a pensarci con il cervello adulto di oggi, mi sembra quello che si tiene nelle cerimonie ufficiali di rappresentanza al Quirinale. Io preferivo stare zitto ed ascoltare rispettosamente in silenzio le chiacchiere degli adulti, sperando che le lancette dell' orologio cominciassero a ruotare più velocemente del solito e giungesse il momento di salutare ed andarsene via, verso la libertà...
Di sera accadeva spesso che la cena venisse preparata e consumata sulla grande terrazza condominiale, dove godevamo della imponente compagnia, sullo sfondo, dell' Etna: tutta la sua maestosità era un piacere per la vista. E, nel frattempo, tra un boccone e l' altro, venivano raccontati gli episodi più significativi della giornata e magari qualche aneddoto o ricordi del passato.
Insomma, erano giornate tutt' altro che banali, ed ogni volta che arrivava il momento dell' "arrivederci" all' anno prossimo, la tristezza regnava sovrana.
Ma anche se è durata poco, e l' ho gustata mio malgrado a piccoli sorsi, è stata una fortuna infinita avere goduto di una nonna così.
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