E siccome oggi non vogliamo farci mancare niente, aggiungiamo pure che era in programma pure l' appuntamento settimanale con l' agonia il catechismo.
Soliti ritmi frenetici, portando a piedi - per la seconda volta, nell' arco del giorno - la figliola nel solito discreto tragitto di quasi un chilometro da casa a scuola (la parrocchia è proprio lì vicino) per poi starsene lì, ad attendere un' ora che risulterà, in seguito, una preziosa perdita di tempo.
Già, perchè poi, al netto del tempo per il ritorno a casa, per convincere mia figlia a rimettersi sui libri ci vorranno come minimo tre reparti di celerini in tenuta antisommossa e quattro plotoni di marines perfettamente addestrati ad ogni evenienza.
Se poi ci aggiungiamo pure che alcune catechiste se la prendono comoda prima di restituire indietro gli ostaggi i figlioli, il tempo che si perde si trasforma in ansia e malumore.
E infatti eccomi qua, tra moccoli di varia natura, a supervisionare il lavoro della belva di mia figlia, accertandomi che finisca di eseguire i suoi compiti a casa.
Nell' immagine sotto, potete vedere gli operai al lavoro per riparare i danni alla chiesa causati dall' ultima raffica di turpiloqui sparati dal sottoscritto, durante la sgradita e forzata attesa su di una panchina al freddo ed alle intemperie.
Sì, certo, mi dovrò confessare non appena possibile, sperando che il sacerdote non rimanga sconvolto dall' orrore e non venga colpito da attacchi di convulsioni in seguito a certe sconvolgenti irripetibili rivelazioni: peccato, l' ultima volta è rimasto in coma un mese ed è crollata una cattedrale medievale in Francia...
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