Vorrei tornare ancora una volta sui concetti che ho già toccato ieri mattina, riguardo l' immigrazione clandestina di massa, poichè l' argomento è difficile quanto affascinante nel suo sviluppo.
Non ho fatto in tempo a completare il discorso di ieri a causa di una improvvisa e fulminea diarrea che mi ha fatto gettare il computer per terra e correre immediatamente al cesso per motivi di forza maggiore, ma il cuore era comunque aperto costantemente sulla riflessione, seppure con la carta igienica a portata di mano.
Mi piace pensare ad una Italia ricca di persone che possano aggiungere qualcosa di nuovo, che vogliano integrarsi e magari aiutarci a risolvere i nostri problemi atavici che noi indigeni non siamo stati capaci di affrontare con la necessaria determinazione.
Ho sempre avuto grande considerazione per tutti coloro i quali hanno un' anima buona sotto il colore ininfluente della propria pelle.
La stessa parola "tolleranza" non avrebbe motivo di esistere in un mondo perfetto, come dovrebbe esserlo quello che calpestiamo tutti i giorni, in quanto dovrebbe essere un concetto assoluto ed innato nella natura umana, un riflesso involontario ed inconscio come il battito cardiaco.
Quello che non sopporto, in nessun essere umano, è la prepotenza con la quale si vogliano imporre i propri punti di vista con le stesse argomentazioni della legge della giungla, dove conta solo la volontà del più forte.
Selezione naturale? Teorie darwiniane?
No, sinceramente in questo caso non me ne frega veramente un cazzo.
Tornando all' immigrazione, qualche giorno fa guardavo con grande ammirazione una famigliola di gente di colore che stava curiosando tra gli scaffali dei giocattoli in un noto centro commerciale della zona in cui vivo adesso, a Merate.
La mia attenzione è stata catturata dal fatto che tutti i componenti della famiglia parlassero la lingua italiana: i grandi con la fisiologica difficoltà di chi è giunto in Italia da pochi anni e sta ancora imparando lentamente la lingua del paese ospitante, mentre i figli avevano maggiore dimestichezza ed abilità nella conversazione, probabilmente poichè frequentando scuole con coetanei italiani hanno maggiore facilità di integrazione per comunicare con questi.
Cosa se ne deduce? Che quando c' è la voglia di integrarsi nel paese in cui si decide di trasferirsi e quando non vogliamo imporre le nostre idee, la nostra religione e pretendere privilegi al padrone di casa di chi ci sta ospitando con generosità e benevolenza, chiunque può considerarsi il benvenuto, con tutto il cuore.
In caso contrario, chiunque voglia venire qua e considerarlo un diritto divino, che voglia imporci le loro idee religiose e costringerci ad accettare i loro usi e costumi abolendo le nostre tradizioni per non urtare la loro sensibilità (e la nostra sensibilità, politici italiani del cazzo???) che tutto gli sia dovuto, che voglia essere servito e riverito, che non abbia la benchè minima gratitudine nei confronti di chi li ha salvati, sfamati, vestiti ed accolti senza esitazione, etc.... Beh...
In questo caso... L' unica cosa che mi sento di dire per tutti questi casi è solamente un sonoro VAFFANCULO. Con tutto il cuore.
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