venerdì 27 gennaio 2017

NON E' FACILE

Non è stato facile per niente, ma proprio per niente.
Girare per le strade di Pietrasanta, recarsi al mercatino settimanale in Piazza dello Statuto (per acquistare un paio di leggins per la mia compagna che, nella fretta dei preparativi del viaggio, aveva dimenticato a casa a Osnago) e vedere con il cuore gonfio di dolore tutti quei luoghi che, qualche decina di anni fa, percorrevi a fianco di tua madre, che ti teneva per mano per non perderti nella folla, così piccolo ed indifeso.
Brutta sensazione, inevitabile. Ma anche se non fossi stato lì, in quel luogo pieno di ricordi, magari ci sarei giunto lo stesso con l' immaginazione ed i ricordi stessi.
Sono tanti quarant'anni di storia (quasi quarantuno, se il mio destino non ha piani diversi che mi impediscano di giungere vivo ai primi giorni del prossimo luglio), cominciati da quelle parti, per opera di una donna che mi ha donato la vita ed allevato fino alla maturità.
Lontana dalla sua terra natale (la Sicilia) - che amava visceralmente e dalla quale traeva da sempre quell' energia, quell' identità esistenziale che la contraddistingueva - proprio come ironicamente sono distante io stesso dalla terra Toscana dove sono vissuto fino a pochi mesi fa.
Eppure ha avuto comunque la forza di resistere e di mantenere unita la famiglia, con i suoi pregi ed i difetti caratteriali.
Non è stato facile nemmeno osservarla adagiata all' interno di una bara, seppure con i lineamenti distesi e rilassati di chi finalmente ha smesso di soffrire.
Così come è stato difficile convincere mia figlia Martina (9 anni) ad allontanarsi da lì, mentre gli inservienti stavano chiudendo la cassa per preparare il viaggio del funerale: voleva vedere sua nonna fino all' ultimo, tra le lacrime, e le ha consegnato una letterina da leggere e la raccomandazione di salutare ed abbracciare tutti quanti sono già partiti per il cielo, a cominciare dall' adorata cuginetta Sofia.
No, non è stato facile.
Così come evitare di urlare la rabbia ed il dolore alle vuote parole di una messa religiosa che, arrivato a questo punto della mia vita, è diventata solo una vuota manifestazione folkloristica e formale.
Innegabile pure la difficoltà nel vedere calare giù la bara nella fossa, osservando il faticoso lavoro degli operai del cimitero mentre sei sommerso di pensieri a ciclo continuo.
Nemmeno quella croce di legno - con infissa una targa che laconicamente riporta nome, cognome e date di nascita e morte - riesce a riportarti definitivamente alla realtà.
Perchè tu non sei più "fisicamente" e materialmente lì. No, non più.
Da adesso in poi ti ritrovi alla deriva in un oceano di tristezza, dolore e ricordi.
Ciao, Mamma.

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