Ci sono voci che non sono quelle immaginarie percepite da persone con sindromi psiche particolari o suggestionate da determinate esperienze traumatiche vissute in passato: non sono allucinazioni sonore o scherzi dell' immaginazione personale.
No. Si tratta invece di urli che vengono dal profondo dell' anima di cui si è profondamente consapevoli, una sorta di messaggio silenzioso che viene inoltrato a... noi stessi e che non può essere ignorato.
Così mi piace rappresentare quella sensazione tremenda che mi striscia addosso come se fosse un serpente dalla pelle abrasiva e urticante, una bestia nauseante che ti stordisce col suo fetore prima ancora che con i suoi movimenti fatali.
Potrebbe essere una rappresentazione perfetta di quella malinconia tremenda che mi opprime per l' inerzia della situazione attuale.
Vorrei spaccare il mondo - in positivo , s' intende - e dedicare tutti gli anni che mi restano a costruire qualcosa di buono, che riscatti gli anni di quella maledettissima, lunga disoccupazione (sì. perchè gli anni lavorati in "nero" non fanno testo) e che mi dia un senso di appagamento pieno ed assoluto.
Sono stufo di dover combattere sempre contro le critiche altrui, attacchi gratuiti di gente che sa solo parlare male alle spalle - come la peggiore delle tradizioni umane tipica delle menti meno sviluppate - senza nemmeno immaginarsi quale vissuto porti sulle spalle quella stessa persona che rappresenta il loro bersaglio preferito.
Preferisco passare per "musone" o scontroso quando ho a che fare con questa gente, piuttosto che starla a "leccare": no, non è nelle mie corde fare il ruffiano. La buona educazione ed il rispetto sono dei doveri civici e, prima ancora, dei valori umani in senso pieno ed assoluto, ma nel caso in cui non vengono corrisposti e ricambiati nella stessa identica maniera, mi sento pienamente legittimato nella decisione di prendere e mantenere le distanze da certa gente che ha una considerazione di sè stessa un po' troppo alta, fuori dalla realtà.
Tanto più che in questo momento sento soprattutto prevalere in me un senso di colpa che mi flagella senza pietà, un sentimento che affonda le radici sulla mancanza delle mie bambine e che abbassa sensibilmente la mia soglia del dolore, rendendomi tremendamente insofferente a tutto quel resto del mondo che continua la sua corsa, incurante di chi non riesce a capirlo e mantenere il suo passo.
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