giovedì 3 novembre 2016

RIFLESSIONI INTIME

Cari amici ed amiche che seguite compassionevolmente questo mio blog intimistico, enigmatico e paradossale quanto il sottoscritto autore e scrivente, approfitto anche oggi della squisita ospitalità - per quanto riguarda la connessione WI-FI e non solo - da parte del circolo Arci La Locomotiva di Osnago (LC) e a voi rivolgo un intenso pensiero di gratitudine per quel senso di grande vicinanza, compagnia e solidarietà che mi aiuta in questo periodo particolare della mia stessa vita.
Sì, ci sono momenti in cui mi sento particolarmente vulnerabile, pensando alle mie figlie lontane 250 km di distanza dal mio abbraccio, dopo avere vissuto ogni giorno della loro infanzia (per quanto riguarda la primogenita, mentre la seconda è ancora piccola) ed avendo avuto la fortuna ed il privilegio di stringere al petto durante un periodo così fondamentale.
Non avendo potuto contare sull' appoggio concreto di nessuno, nè genitori nè altri che quotidianamente potessero aiutare un giovane padre a imparare a rapportarsi con un una neonata (mentre la mia ex moglie era impegnata a lavorare per mantenere la famiglia con l' unico stipendio che entrava in casa) .... ho dovuto arrangiarmi ed apprendere sul campo a cambiare pannolini, preparare le pappe, medicare e curare, coccolare e giocare, dedicare completamente attenzioni a quelle due creature, anche quando mi sentivo troppo debole per farlo. Già, non potevo permettermi il lusso di mostrare debolezza alcuna alle mie figlie, onde evitare di recare loro danno o traumatizzarle vedendo una sorta di esempio negativo nella figura paterna (anche se in quei frangenti ero più che altro una sorta di "mammo"). Confesso che tante volte imprecavo silenziosamente al cielo quando mi toccava cambiare più pannoloni del solito per colpa di una imprevedibile e disdicevole diarrea a carico di una delle due fanciulline, così come non facevo salti di gioia quando pulivo quantità industriali di vomito dal corridoio, dopo qualche attacco di virus influenzali piuttosto violenti.
La mancanza di un lavoro - sia stabile che pure temporaneo - minava ogni mia sicurezza, ogni mia dignità, e mi poneva in soggezione col resto del mondo: mi sentivo completamente nudo, esposto alla vergogna collettiva, ogni qual volta uscivo dal portone di casa.
Una sensazione orribile, inquietante ed impossibile da sostenere e che non auguro nemmeno al peggiore essere umano di questo pianeta. Ecco, io ho vissuto tutto ciò.
Il senso di colpa che ho maturato all' interno di me per non essere stato all' altezza del compito naturale che mi ero imposto - ovvero essere un padre degno ed irreprensibile, lavoratore ed in grado di soddisfare autonomamente ogni bisogno e desiderio delle proprie figlie - è cresciuto in maniera esponenziale, e non si è mai ritirato.
Tutt' oggi, non mi sento all' altezza delle mie figlie, che - come già detto - vivono lontane da me diverse centinaia di km, nella terra dove sono nate e cresciute, in Toscana.
E mi mancano terribilmente, più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Ero sicuro che trasferendomi in Lombardia, presso la mia nuova compagna, avrei trovato in breve un' occupazione lavorativa per ripartire e ricostruire completamente la mia vita.
Lavorare ed acquistare una piccola casa, pur modesta e da ristrutturare, ma finalmente mia, una piccola tana dove potere custodire il mio mondo, ospitare le mie figlie ed i miei affetti più cari.
Finchè non arriverà - ammesso che qualcosa si sblocchi - anche questa soffocante sensazione di inadeguatezza si manterrà stabile. Non so più cosa fare...






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