In tutta sincerità, faccio sempre più fatica a comprendere il senso della vita, a partire ovviamente dalla mia. Come avviene ogni giorno a partire dal lontano luglio del 1976 - anno in cui ho aperto gli occhi e sono venuto al mondo - non vivo l' intervallo di tempo esistenziale concentrandomi solo sul momento presente, ma viceversa guardo tutto il quadro nel suo insieme, ovvero mettendo insieme ogni momento della mia vita e riflettendo riguardo il significato degli eventi e degli episodi.
Ecco, tanto per fare un esempio mi viene quasi da sorridere a pensare a quando sia cambiato il mondo nel corso degli ultimi quarant' anni, anche e soprattutto nel campo dei valori predominanti.
Insegnamenti preziosi che venivano impartiti da genitori, nonni, insegnanti ed altri educatori naturali sembrano diventati obsoleti, inadeguati e tremendamente superati (solo apparentemente, intendiamoci) dopo tanti anni, a causa dei mutamenti della società imposti dalla leva economica ... del denaro.
Sì, perchè tutto un sistema assurdo ed incontrollabile costituito da banche, finanzieri spregiudicati, imprenditoria disonesta, piccoli e grandi funzionari statali corrotti e mille altre variabili impazzite hanno contribuito a distruggere un modello di società ancora umanamente sostenibile. Conta solo il denaro. Ciò che possiedi fa la differenza e nient' altro assume importanza. Se non sei ricco e benestante, sei semplicemente fuori del gioco. Definitivamente.
La tua esistenza non ha nessuna particolare rilevanza, come se tu fossi uno dei tanti piccoli bulloni arrugginiti che ogni tanto puoi trovare smarriti da qualche operaio sul bordo della strada.
Tutto è diventato spettacolare, passatempo ed hobby effimero, per allontanare dallo spettro della ragione, per esorcizzare quel dovere fisiologico e naturale che dovrebbe essere l' esercizio del libero pensiero, il capire le ragioni del perchè ci comportiamo in una determinata maniera e soprattutto dove vogliamo indirizzare gli sforzi per dare un senso alla nostra vita.
Ricordo ancora di quando veniva insegnato il senso del rispetto nei confronti del prossimo: quelli della mia generazione o quelle precedenti lo possono testimoniare:
guai a rispondere male, anche in maniera vagamente sgarbata nei confronti di una persona adulta, la pena sarebbe stata sicuramente un rimprovero oppure uno schiaffo punitivo con funzione rieducativa.
Adesso sono i media stessi che propongono modelli che vanno in direzione opposta e contraria, dove il cafone, spaccone, bullo (e tutto quanto il peggio che si possa accumulare in un singolo individuo reale) trionfa e viene eletto a modello supremo da assurgere al ruolo di catalizzatore di attenzione da parte di masse sempre più disinteressate alla vera realtà quotidiana, quasi come se fosse più interessante distrarsi con le assurdità pur di non affrontare la paurosa - e faticosa, soprattutto - realtà di tutti i giorni.
Mah, sinceramente mi sembra autolesionismo puro. Non sono modelli educativi.
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