La vera noia (per essere eufemistici) è una bruttissima sensazione che non auguro a nessuno.
Immaginatevi di buttare un bambino sui due anni di età in mare aperto, senza che questi abbia ancora imparato a nuotare e non ci siano appigli a cui aggrapparsi.
Immaginatevi anche la sensazione terribile di panico del bambino, che teme di morire sentendosi arrivare acqua salata in bocca e senza sentire terreno solido sotto i suoi piedi.
Pensate che non arriveranno mai pescherecci a salvarvi in mezzo ai flutti e tra i capricci delle onde, mentre andate giù e risalite, mentre le vostre braccia si agitano pazzescamente; col cuore che batte all' impazzata, come se foste tra le fauci di un coccodrillo che sta per chiudere inesorabilmente le sue mascelle su di voi.
E - contrariamente a quanti dicono che proprio buttando la gente in mare, questa sia costretta a imparare a nuotare proprio per non morire - il bambino non riesce mai ad imparare a nuotare, per via dell' immenso terrore che si è impadronito di lui fin dall' infanzia, grazie ad una pronunciata ostilità materna.
E quanto sono lunghi, quarantatrè anni - tutti i giorni e tutte le notte - in questa maniera...
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